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24 febbraio 2025
È una domanda facile, ma la risposta è cambiata moltissimo nel tempo. Ora si conosce molto meglio la natura del dolore ma, a meno che tu non abbia passato le giornate a leggere articoli scientifici, è probabile che tu non abbia ancora avuto l’occasione di imparare le ultime scoperte legate al dolore.
Prima di tutto, il dolore non è un’esperienza soltanto fisica.
Secondo la IASP (International Association for the Study of Pain), il dolore è “esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata o simile a quella associata a un danno tissutale reale o potenziale”.
Cosa significa? Pensate ad esempio a quando sbattete il gomito sull’angolo di un tavolo: il gomito vi fa male.
Il dolore può essere molto più complicato di così. Che ci crediate o no, il dolore non viene dal gomito che avete appena urtato, ma dal cervello: quello che sentite è l’output del cervello basato su quanto pericolo percepisce per te. Il dolore è semplicemente il modo in cui il nostro cervello ci protegge.
Cosa succede esattamente? Specifiche cellule nervose nel gomito invieranno segnali al cervello e immediatamente sentirete molto dolore. Dopo poco, il dolore si ridurrà e potrebbero vedersi lividi o gonfiori. Questo è un esempio di dolore acuto.
In questo caso il dolore ha un ruolo molto importante, svolge la funzione di sistema d’allarme per richiedere al corpo di inviare più energie per proteggere una parte che si è fatta male.
Un altro tipo di dolore è il dolore cronico che, purtroppo per noi, è un dolore molto meno utile perché non è una reazione immediata a un danno, ma è un eccessivo invio di segnali di dolore. Anche quando la ferita è guarita, il corpo invia i segnali. Diciamo che il corpo sta lavorando “troppo”, proteggendosi attraverso l’invio di segnali di dolore all'area. Crede fermamente che ci sia qualcosa che non va e dà vita a un dolore persistente o, appunto, cronico. Si può quindi intendere il dolore cronico come una condizione a sé.
Il dolore cronico, per definizione, è un dolore che dura più di 3 mesi.
Come succede per qualsiasi nuova abilità, ripetendola nel tempo, diventiamo più bravi a farla, così il nostro cervello e il nostro sistema nervoso diventano più “bravi” a creare la sensazione di dolore.
Sei ancora con noi? Proviamo a fare un ultimo passo di comprensione.
Abbiamo detto che, data l’ipersensibilità del nostro cervello, chi soffre di dolore cronico sente molto più dolore di quanto dovrebbe essercene in relazione al danno “visibile” dei tessuti. In altre parole, se si guardasse da fuori lo stato dei tessuti e degli organi sembrerebbe esagerata la reazione di dolore della persona.
Inizia a suonarvi qualcosa?
Questo concetto è alla base dei commenti che riceve spesso chi soffre di dolore cronico, come “è tutto nella tua testa” oppure “stai esagerando, non hai nulla”.
Sì, il dolore è nella loro testa, ma il dolore che sentono è reale come qualsiasi altro - semplicemente non è così visibile come un taglio o una distorsione.
Il peso del dolore, soprattutto quando è cronico, non deriva solo dal dolore che si prova nel presente ma anche dal ricordo di tutto il dolore già provato in passato e della paura che quel dolore possa continuare o ripresentarsi nel futuro.
Dolore cronico = ricordo dolore passato + dolore del presente + paura del dolore futuro
Uno stesso dolore in persone differenti può causare sofferenze diverse e serve un approccio che consideri sia mente che corpo per prendersi cura del dolore, della sofferenza e dell’impatto che questo dolore ha sulle vite di chi è paziente.
Il dolore cronico colpisce moltissime persone, si stima il 20% della popolazione mondiale. Tra queste ci siamo anche noi, pazienti di dolore cronico nell’area pelvico-genitale che colpisce il 26% della popolazione che ha una vulva.
Il cosiddetto dolore pelvico cronico è una condizione di dolore che persiste per più di 3 mesi in area pelvica, quindi l’area che sta tra l’ombelico e la vulva e prende tutta questa fascia di corpo.La cause del dolore pelvico cronico possono essere sia ginecologiche che non ginecologiche ma neurologiche, urologiche, gastrointestinali o muscoloscheletriche.
Patologie che possono originare un dolore pelvico cronico sono:
Il termine “cronico” non va mal interpretato. Significa persistente, nel senso che persiste da più tempo (da definizione più di 3 mesi) ma non che persiste in ogni secondo. A seconda della condizione può presentarsi in momenti specifici o essere sempre presente.
Cronico inoltre non significa non curabile o che bisognerà sentire dolore per sempre. Anche se alcune condizioni non hanno una cura definita, il dolore associato si può gestire e si può ridurre. Per questo è importante lavorare per farlo interferire meno nella tua quotidianità come stai facendo ora con questo percorso e con il tuo percorso di cura in generale.