Vulvodinia e Cistiti: Spieghiamo il Legame

Luca Bello
Ginecologo specializzato in condizioni vulvo-vaginali

4 minuti

7 Novembre 2025

La vulvodinia e le cistiti ricorrenti condividono sintomi simili e spesso si influenzano a vicenda, compromettendo il benessere fisico, emotivo e sessuale delle persone affette. Comprendere i meccanismi che le collegano è essenziale per una gestione efficace e integrata.

Cos’è la cistite?

La cistite è un’infiammazione della vescica, nella maggior parte dei casi causata da batteri uropatogeni, soprattutto Escherichia coli. È una tra le infezioni più comuni nelle donne adulte: circa il 50-60% sperimenta almeno un episodio nel corso della vita e circa il 10% ne presenta uno o più all’anno. Le infezioni urinarie sono più frequenti in età fertile, in particolare tra i 18 e i 24 anni.

I sintomi tipici includono minzioni frequenti e dolorose, urine scarse, sensazione di svuotamento incompleto, dolore sovrapubico e, talvolta, ematuria (ovvero presenza di sangue nelle urine). Quando gli episodi si ripetono a breve distanza, si parla di cistiti ricorrenti. In questi casi è importante distinguere tra reinfezioni batteriche e condizioni non infettive, come sindrome del dolore vescicale o disfunzioni del pavimento pelvico.

Cos’è la vulvodinia?

La vulvodinia è un dolore cronico localizzato alla vulva, in assenza di infezioni o lesioni visibili. Può presentarsi come bruciore, punture, taglietti o ipersensibilità al contatto. L’incidenza stimata varia dall’8 al 16% delle donne, con picco nelle età sessualmente attive. Talvolta il dolore è scatenato da stimoli minimi come la penetrazione o l’applicazione di indumenti aderenti.

Poiché molte pazienti con vulvodinia riferiscono anche bruciore o urgenza minzionale, questa condizione può essere confusa con episodi di cistite o coesistere con essi.

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Il legame tra vulvodinia e cistiti

Le due condizioni possono sovrapporsi sia per la somiglianza dei sintomi, sia perché episodi ripetuti di infezioni urinarie possono contribuire a un’alterazione del microbiota vaginale e a un’infiammazione neurogena cronica, che coinvolge il sistema nervoso. L’eccessivo o improprio ricorso ad antibiotici a largo spettro può aggravare la disbiosi e predisporre a dolore vulvare persistente.

Uno studio del 2020 ha riportato che circa il 20% delle pazienti con dolore vulvare cronico presentava anche cistiti ricorrenti e il 18% episodi post-coitali, confermando il legame tra disbiosi uro-genitale, infiammazione e dolore pelvico cronico.

Prevenzione e approccio terapeutico

Una gestione efficace deve essere multidisciplinare e personalizzata, nel rispetto dei principi della medicina di genere. È utile:

  • Basare le terapie antibiotiche su una diagnosi microbiologica, sul genere, e limitarne la durata;
  • Impiegare integratori validati, come D-mannosio o probiotici specifici per il microbiota uro-vaginale;
  • Eseguire una detersione intima delicata, non eccessivamente frequente;
  • Indossare biancheria in cotone ed evitare indumenti sintetici o troppo aderenti;
  • Mantenere un’adeguata idratazione e abitudine a svuotare regolarmente la vescica;
  • Eliminare irritanti locali (detergenti profumati, deodoranti, salviette intime);
  • Associare, quando indicato, fisioterapia del pavimento pelvico e trattamenti neuromodulanti del dolore.

Quindi durante e dopo la terapia di cura di un episodio di cistite, è importante valutare ogni sintomo di dolore vulvare, specialmente se le cistiti sono ricorrenti. Un approccio combinato che includa la salute del microbiota, la funzione pelvica e la gestione del dolore può ridurre significativamente il rischio di cronicizzazione e migliorare la qualità di vita uro-genitale.

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