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Luglio 2024
La candidosi vulvovaginale è un’infezione comune del tratto vaginale. Ben il 70% delle donne faranno esperienza di almeno un’infezione di candidosi nella propria vita. I sintomi comuni di questa condizioni includono fastidio, prurito, arrossamento e bruciore genitale, così come secrezioni vaginali bianche e dense. Ciò che causa questi sintomi è la crescita eccessiva del fungo Candida albicans. Esso è già presente nel tratto vaginali in condizioni normali ma può causare sintomatologia e creare un’infezione di candidosi quando cresce in modo eccessivo rispetto agli altri componenti della flora vaginale.
La candidosi vulvovaginale viene trattata con farmaci antimicotici, che vanno ad attaccare la proliferazione eccessiva del fungo Candida albicans.
Nonostante il trattamento di elezione per la candidosi vaginale sia la terapia antimicotica, esistono rimedi naturali che possono essere un supporto (ma non un’alternativa) per debellare l’infezione. Tra questi ci sono:
La candidosi è un’infezione che spesso è legata spesso a squilibri della microflora delle mucose tra cui quella vaginale. Assunzione di antibiotici o di farmaci a base di cortisone, così come il contatto con una persona infetta, sono tutte situazioni che possono aumentare il rischio di candidosi vaginale.
Questo rischio può essere limitato, se non rimosso, tramite alcuni comportamenti o scelte di stile di vita tra cui:
Può essere inoltre utile identificare i fattori predisponenti soprattutto in caso di candidosi recidivante. A questo scopo potrebbe essere utile tenere un diario dei sintomi. Ci sono, ad esempio, persone che soffrono di candidosi ricorrenti in particolari momenti del ciclo mestruale che, per cambi ormonali o di PH, possono effettivamente generare condizioni favorevoli alla proliferazione della Candida.
È infine una convinzione diffusa che per combattere la candidosi vaginale si debba eliminare o ridurre i carboidrati dalla dieta per “sottrarre nutrimento” al fungo. Questa strategia, talvolta suggerita da alcune figure specializzate, in realtà non è supportata da evidenze scientifiche e rimane per lo più un aneddoto. Al contrario, escludere un’intera categoria alimentare potrebbe generare squilibri nutrizionali che a cascata hanno un impatto negativo su tutta la salute.
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